L’Italia è da sempre in cima alla lista dei paesi che custodiscono la cultura dell’olio extravergine di oliva, con una produzione orientata all’alta qualità e al rispetto del territorio. È proprio il territorio che costituisce un patrimonio dal valore indefinibile, ricco di storia, tradizione e speranza per il futuro. Le azioni che gli olivicoltori fanno da secoli, per salvaguardare e propagare questo prezioso patrimonio, hanno un peso e con esse, anche le parole che vengono usate.
Non è raro domandarsi, sia da consumatori che da produttori, quale sia la forma linguistica corretta tra le parole “olivo” e “ulivo”. Purtroppo, la confusione non è poca, la risposta non è univoca ma, con gli strumenti giusti, si è arrivati ad una conclusione. Secondo l’Accademia della Crusca, punto di riferimento della lingua italiana, si tratta di una oscillazione linguistica che perdura da secoli, specchio delle differenti diffusioni linguistiche.
La storia dimostra, con testi datati al XIII secolo, che le diverse forme attenevano a diverse aree di provenienza: area fiorentina (e genericamente toscana) per ulivo e aria senese, aretina, bolognese (e genericamente emiliana) per olivo. Consultando la Biblioteca Italiana, si evince un’alternanza tra le due forme, con periodi in cui “olivo” risulta più usato (come nel 1500) e periodi in cui, a causa della riproposizione del toscano/fiorentino come lingua nazionale, si ha un leggero aumento dell’uso della parola “ulivo”; il 1900 riporta nettamente in vantaggio il termine olivo, specialmente nelle aree meridionali del Paese. Il passaggio da ulivo a olivo si nota anche nei testi tecnici storici, riguardanti l’agricoltura e la botanica.
In questo caso specifico, poiché si tratta di una pianta caratterizzata da simbolismo religioso, sono state anche valutate le influenze da parte delle sacre scritture. Le liturgie cattoliche hanno per secoli veicolato la parola “ulivo” tramite le espressioni “Monte degli ulivi” “Ramoscello d’ulivo” e “Domenica degli ulivi” (termine con cui in Italia settentrionale si fa riferimento alla Domenica delle Palme).
Ad oggi, nella Ricerca scientifica e nei documenti tecnici vi è prevalenza della forma “olivo”. I termini Ulivo ed uliveto, invece, sembrano preferiti per agriturismi, alberghi, casali e masserie, probabilmente per la capacità di tale forma di evocare atmosfere astratte e tradizionali.
In conclusione, la variante olivo sembra destinata a diffondersi maggiormente secondo il parere dell’Accademia della Crusca. Sicuramente si può dire ulivo o olivo senza commettere un errore linguistico, pur essendo consapevoli dell’importante e affascinante storia delle parole che usiamo ogni giorno.
Riferimenti